Uno degli strumenti più popolari utilizzati nel giornalismo (principalmente anglosassone) è il cosiddetto “5W’s + 1 H”.
What? Why? When? Where? Who? + How?
Cosa? Perché? Quando? Dove? Chi? + Come?
Sembra avere un’origine nobile, dal momento che Rudyard Kipling nel poemetto che accompagna il racconto The Elephant’s Child, suggerì di impiegare sei zelanti servitori:
I keep six honest serving-men
(They taught me all I knew);
Their names are What and Why and When
And How and Where and Who.
Ho sei sinceri servitori
(mi hanno insegnato tutto quello che so);
I loro nomi sono Cosa e Perché e Quando
E Come e Dove e Chi.
C’è anche chi fa risalire l’embrione di questo schema a Cicerone, nella prima Orazione contro Catilina:
QUID proxima, QUID superiore nocte egeris, UBI fueris, QUOS convocaveris, QUID consilii ceperis, QUEM nostrum ignorare arbitraris?
Pensi forse che noi ignoriamo che cosa tu faccia nella prossima notte o in quella precedente, dove tu sia stato, chi tu abbia convocato, quali suggerimenti tu abbia raccolto?
… o a Severino Boezio che individuò sette domande a supporto dell’arte dell’accusa e della difesa:
Quis, quid, cur, quomodo, ubi, quando, quibus auxiliis
Chi, cosa, perché, come, dove, quando, con quale aiuto,
… alle quali Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae aggiunse l’ottava domanda quantum.
Altri ricordano regole di trasmissione di informazioni all’inizio del secolo scorso nell’esercito americano, nel quale l’uso del telegrafo richiedeva estrema sintesi, senza che ciò andasse a discapito della completezza della comunicazione.
Insomma sembra che le origini di questo semplice strumento siano antiche e le sue applicazioni molto varie. L’elenco di domande (una lista di controllo!) viene utilizzato ogniqualvolta nasce la necessità di una descrizione completa di un fatto o una situazione. Nel giornalismo dunque, ma anche nelle indagini, nelle comunicazioni sintetiche e infine nel problem solving. Si trovano anche variazioni del metodo originale: alcuni aggiungono una seconda H per How-much (quanto) per arrivare a 5W + 2H, altri sostituiscono l’originale H per How con How-much e aggiungono una sesta W che sta per Which-way (in che modo), così da generare 6W + 1H.
L’ordine delle domande non è importante, in casi particolari se ne può addirittura evitare qualcuna. Per esempio, nella descrizione di un delitto, chiedersi perché è compito non del giornalista che racconta il fatto, ma delle autorità investigative. Nel problem solving, i servi di Kipling possono essere utilizzati per descrivere la situazione iniziale, identificare le cause e generare soluzioni per il miglioramento. T. M. Annesley riporta un interessante esempio dell’applicazione di questa tecnica e suggerisce l’uso dei Servi di Kipling nella redazione di un articolo scientifico, per assicurare la descrizione e l’inclusione di tutte le informazioni necessarie a una discussione appropriata e alla comprensione del lettore. Inutile sottolineare quanto sarebbe utile seguirne il filo logico anche solo nella redazione di rapporti e relazioni di lavoro.
RIFERIMENTI:
- Ruyard Kipling, The Elephant’s Child
- Severino Boezio, Le Differenze Topiche
- Marco Tullio Cicerone, Orationes in Catilinam
- Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae
- Annesley TM. Who, What, When, Where, How, and Why: The Ingredients in the Recipe for a Successful Methods Section. Clinical Chemistry. 2010; 56:6 897–901
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I sei onesti servitori sono le 5 W e un’H